Demolizione dell’Ex Cartiera, colpo di spugna all’ultimo pezzo di storia del paese

La filanda poi cartiera è testimonianza di emancipazione sociale e femminile, la sua demolizione non è rigenerazione è un passo verso l’omologazione

La demolizione dell’Ex Cartiera è sbandierata come un’opportunità di sviluppo per il paese ma rischia di trasformarsi in una ferita aperta nel tessuto urbano e sociale, sacrificando il passato per un progetto complessivo poco rispondente alle reali esigenze della comunità: palazzi, una nuova piazza con un parco e (forse) un cubo polivalente.

La cancellazione di un pezzo di storia.

La ex Cartiera di Bareggio non è un rudere da abbattere: è l’eredità viva della storia industriale e sociale della comunità bareggese fin dai primi anni del 900. Ogni mattone dei suoi edifici testimonia decenni di lavoro della seta e poi della carta, di sacrifici, di innovazione conquistata giorno per giorno come hanno raccontato alcuni bareggesi: “la cartiera ha dato da vivere alla mia famiglia”, “ricordo da bambina che dal caminone usciva un fischio, che era un po’ l’orologio di Bareggio: segnava il nostro tempo”.

La sua totale demolizione significa estirpare un pezzo della memoria collettiva, privando le generazioni future di un tangibile legame con il loro passato.

Bareggio viene privata di un elemento identitario unico. In un’epoca in cui la conservazione del patrimonio storico e industriale per la rigenerazione urbana è sempre più riconosciuta come un valore inestimabile, l’idea di raderlo al suolo sembra davvero anacronistica e miope. Altri esempi virtuosi nei comuni vicini – come, ad esempio, Cornaredo – dimostrano come sia possibile integrare il recupero di ex siti industriali con la conservazione della loro fisionomia storica, trasformandoli in biblioteche, spazi espositivi o tematici che preservano la memoria e al contempo offrono nuove opportunità.

La rigenerazione urbana riqualifica gli edifici per ridargli una nuova vita non li demolisce per sostituirli con cubi anonimi.

Anche la mancata valorizzazione di ciò che poteva restare della struttura, motivata dalla mancata apposizione del vincolo dal Ministero della Cultura che ha però formulato diverse cautele tutte ignorate e la scelta di non integrare le vestigia del passato nel nuovo progetto rappresentano una perdita irrecuperabile.

In questo modo si avvia un processo di erosione dell’identità locale, che rischia di rendere Bareggio un luogo indistinguibile e privo di radici.

L’appello alla conservazione del “caminone” e dell’ex sede AVIS

La conservazione della ciminiera al centro dell’Ex Filanda e dell’ex sede Avis, non ostacolando le nuove costruzioni e i nuovi spazi pubblici progettati, permetterebbe di conservare una memoria storica importante per Bareggio, in linea con quanto auspicato dal Ministero e previsto dal Piano di Governo del Territorio che esclude dal parametro dell’altezza e delle volumetrie le strutture non adibite a funzioni specifiche che vengono preservate a testimonianza storica.

Costi e sacrifici per la collettività con vantaggi incerti.

Il Piano Attuativo di iniziativa pubblico-privata “AT1-Ex Cartiera” – l’area è in prevalenza di proprietà Comunale – ad un’analisi più approfondita, sembra celare vantaggi limitati per la collettività di Bareggio, imponendo al contempo sacrifici significativi in termini di patrimonio storico e spazi verdi.

Il piano prevede due nuove palazzine residenziali nell’ex Cartiera, per 2.700 metri quadri, ma non definisce in modo vincolante il rapporto tra la destinazione residenziale e altre destinazioni complementari con il rischio che invece di puntare a una pluralità di funzioni urbane – residenza, servizi comunali, attività commerciali di vicinato – per creare una nuova “centralità urbana” gli operatori scelgano di realizzare soltanto la parte a residenza.

Un punto nevralgico e assolutamente critico è la decisione del Comune di cedere gratuitamente all’operatore privato 4.500 metri quadri di un’area in Via Primo Maggio. Quest’area, acquisita dal Comune nel 2005 come “standard urbanistico” per servizi pubblici, verrà utilizzata per la costruzione di 2.700 metri quadri di case.

Questa operazione di “traslazione di volumi su terreni pubblici” rappresenta un sacrificio significativo che priva la comunità di uno spazio verde importante per il benessere urbano e l’ambiente.

La mancanza di una valutazione economico-finanziaria complessiva degli interventi, sia per il privato che per il pubblico, e di una stima dei valori delle aree oggetto di permuta e cessione, rende difficile comprendere il reale bilancio dell’operazione per il Comune: il regolamento comunale prevede la stima dei beni in caso di permuta, ma tale stima non è mai stata effettuata.

Con la Convenzione già firmata con l’operatore, l’area di proprietà comunale di 14 mila metri si è ridotta a circa 12.000 mq, mentre quella a disposizione del privato è aumentata sensibilmente.

Il valore di mercato degli alloggi che saranno realizzati supera i 10 milioni di euro. A carico dei cittadini di Bareggio ci sarà la realizzazione di un edificio polivalente, finanziato con un mutuo di due milioni di euro, un costo neppure parzialmente a carico dei costruttori.

Il Piano Attuativo dell’ex Cartiera di Bareggio, così come concepito e approvato, solleva interrogativi significativi sui benefici effettivi che il Comune e la sua cittadinanza otterranno ad intervento ultimato, soprattutto se confrontati con i vantaggi tangibili incassati dai soggetti privati coinvolti nel progetto.

La retorica della “modernizzazione” ha accompagnato il percorso decisionale sminuendo e ignorando qualsiasi contributo di partecipazione.

A fronte dell’avanzamento dei lavori, il quadro che emergerà potrebbe essere meno entusiasmante: le aree di intervento verranno effettivamente mutate e trasformate, ma la percezione è che il valore generato sia stato prevalentemente catturato dal privato, lasciando al pubblico solo qualche frammento e sicuramente gli oneri futuri.